Napoli Est, rom senza didattica a distanza: progetto per l’istruzione dei giovani di Barra
Le scuole restano chiuse per arginare il virus ma la didattica a distanza non riesce a raggiungere tutti. La condizione di isolamento ha colpito i giovanissimi delle famiglie particolarmente svantaggiate come quelle della comunità rom del campo di Barra, quartiere nella periferia orientale di Napoli.
I bambini e i ragazzini rom di Napoli Est che ordinariamente accedono alla pubblica istruzione si sono ritrovati, dopo l’ordinanza regionale dei giorni scorsi, del tutto isolati e impossibilitati a seguire le lezioni virtuali per la mancanza di dispositivi digitali adeguati e di una connessione internet non sufficientemente stabile e potente per collegarsi alle piattaforme. Inoltre, per molti di loro non c’è possibilità di essere seguiti dai propri genitori nei compiti a casa, aspetto fondamentale in questo periodo.
L’iniziativa dell’associazione NEA Napoli Europa Africa – che da anni opera nella periferia orientale della città a favore delle persone rom e per la loro integrazione – risponde a questa situazione delicata dal punto di vista sociale. Grazie alla collaborazione con altre realtà del territorio, la onlus segue quotidianamente i giovanissimi rom, ora accolti negli spazi del “Cubo” di via Curzio Malaparte a Ponticelli, ovvero il centro polifunzionale dei Maestri di Strada dedicato alla memoria di Ciro Colonna. Nonostante siano particolarmente lontani dalle “loro” classi, i giovanissimi riescono a seguire la didattica nel rispetto di tutte le rigorose misure anti-covid: banchi monoposto, mascherina, distanza di sicurezza. E prima di uscire dal campo di Cupa Cimitero un operatore controlla la temperatura corporea e li invita ad igienizzare le mani.
Soltanto in questo modo si assicura il diritto allo studio ai ventisette bambini che normalmente frequentano le scuole elementari di Barra e Ponticelli, ovvero degli istituti Rodinò, Barbato e Porchiano Bordiga. Contestualmente la NEA riesce a garantire la didattica a distanza per gli studenti della scuola media: sono sette i ragazzini per i quali l’istituto comprensivo ha messo a disposizione i tablet e la onlus ha attivato le sim per la connessione ad internet.
«Abbiamo fatto enormi sforzi per fare andare i bambini rom a scuola sottraendoli in tal modo alle pratiche di mendicità» spiega Marisa Esposito, presidente della onlus NEA Napoli Europa Africa. «Abbiamo lavorato perché iniziassero a frequentare anche la scuola dell’infanzia per il suo ruolo fondamentale nell’apprendimento. Privarli di questa opportunità, sospendendo l’attività educativa, è grave perché rischiano l’emarginazione scolastica e sociale» sostiene Esposito, già docente e dirigente scolastico.
La onlus opera nel campo rom di Barra da diversi anni nell’ambito del PON Inclusione del Comune di Napoli. Nei mesi del lockdown l’associazione ha sostenuto la comunità rom con beni di prima necessità e, grazie al supporto di alcune donne del campo, ha distribuito anche libri e materiale scolastico ai giovanissimi. Un modo per rispondere all’isolamento e all’emarginazione generati dalla quarantena per l’emergenza sanitaria in corso.
L’iniziativa per l’istruzione dei giovanissimi proseguirà anche nei prossimi giorni. Al momento la Regione Campania sta valutando la situazione epidemiologica così da decidere sulla riapertura delle scuole primarie: ciò renderebbe meno difficoltoso l’accesso all’istruzione per i rom di Napoli Est, e non solo.
da IlMattino.it